LA MERIA

PITIGLIANO

Il borgo di Pitigliano

Il nome “PITIGLIANO” dovrebbe risalire all’epoca romana e secondo un’antica leggenda gli fu attribuito da due esuli, Petilio e Ciliano, che, dopo aver rubato la corona d’oro di Giove Statore dal Campidoglio d Roma, si rifugiarono sullo sperone di tufo su cui sorge l’odierno abitato per sfuggire ai loro inseguitori.
La prima visione panoramica di Pitigliano, che si offre improvvisa dalla curva della Madonna delle Grazie, è surreale e semplicemente fantastica. Tante caratteristiche casette costruite con stile rustico su un grande banco tufaceo, piccole torri e palazzi storici piantati a picco su enormi strapiombi, danno la sensazione d ritrovarsi improvvisamente in un antico mondo fiabesco, leggendario e al tempo stesso romantico. Un ambiente naturale dove si può trovare tanta storia e arte.

LA STORIA
Le origini di questa splendida cittadina risalgono ad epoche preistoriche: le sue numerose tombe etrusche venute alla luce col trascorrere dei secoli e le belle mura del III secolo a.C. testimoniano senza alcun dubbio l’origine etrusca del pitiglianese. Con la comparsa degli Etruschi, il paese dovette assumere decisamente l’aspetto di agglomerato urbano, anche se soggetto all’influenza sia politica che economica della vicina Lucumonia di Vulci, il cui territorio si estendeva fino alla media valle del fiume Fiora.

Fin dall’VIII sec. a.C. la vita politica di questo paese fu strettamente legata a Sovana, sede principale della famiglia Aldobrandeschi. L’elevata posizione strategica contribuì a conferire a Pitigliano una sempre maggiore importanza militare; già nel 1202 il paese si poteva inserire a pieno negli scontri fra gli Aldobrandeschi e la Repubblica di Siena. Per evitare l’assedio senese, i pitiglianesi stipularono un’alleanza con il Comune di Orvieto; in cambio dell’aiuto militare, gli orvietani pretesero che la cittadina fosse eretta a contea con l’obbligo di residenza da parte di un Aldobrandeschi, al quale veniva attribuito il titolo di Conte di Pitigliano. Nonostante tutti gli sforzi, la supremazia di Sovana continuò di fatto fin dopo la spartizione dei territori fra i due rami della famiglia Aldobrandeschi, anche se, giù dal 1259, Ildebrandino il Rosso aveva sostato la sede della contea da Sovana a Pitigliano. Mentre Sovana stava subendo lentamente un inesorabile declino, l’importanza di Pitigliano divenne sempre maggiore grazie anche al matrimonio di Anastasia, ultima discendente della progenie Aldobrandesca in Maremma, con Romano Orsini

La fortuna degli Orsini, antica e nobile famiglia romana, fu in gran parte dovuta agli intrallazzi poco ortodossi di Giovanni Gaetano Orsini, ovvero papa Niccolò III.Pitigliano fu riconfermato capoluogo di contea che ne avvertì l’influenza degli Orsini che fecero di Pitigliano la loro residenza.Dopo la sconfitta di Sovana per mano della Repubblica di Siena, l’intera contea, travagliata dai conflitti interni e dagli attacchi sempre più pressanti ed estesi a tutto il territorio di Siena, attraversò un periodo difficile. Nel 1547 i popolani di Pitigliano proclamarono signore delle loro città Niccolò IV appoggiato da Cosimo de’ Medici. ll governo di Niccolò durò poco e male, perché il tribunale dell’Inquisizione pontificia sottoponendo a giudizio lo imprigionò, mentre i segreti emissari di Cosimo gli incitavano contro gli animi della popolazione. Liberato dal carcere romano, Il conte di Pitigliano rientrò in paese con l’intento di vendicarsi dei locali delatori, sapendo di poter contare sull’appoggio di Cosimo I, il quale teneva, occultamente all’una e all’altra parte, il piede in due staffe.

L’occasione propizia per Cosimo si presentò dopo la caduta della Repubblica di Siena quando, nel 1562, molti abitanti di Pitigliano, aspirando a passare sotto il dominio di Firenze, con la fiducia nelle sue leggi più liberali, si sollevarono scacciando il conte Orsini e acclamando i Medici loro Signori. Ma Cosimo preferì rifiutare ciò che gli veniva offerto, per non inimicarsi potenze ben maggiori di quelle della contea in questione. Soltanto dopo alterne vicende, che videro entrare in gioco re, cardinali e pontefici e durante le quali Niccolò IV non mancò di attaccare Pitigliano, ormai estintasi la dinastia ursinea, Cosimo de’ Medici nel 1604 poté prendere possesso della contea. Il dominio mediceo, che doveva guardarsi dalle mire espansionistiche dello Stato Pontificio, non portò quei vantaggi che i pitiglianesi avevano sperato; anzi la contea andò sempre più impoverendosi, fino all’avvento della casa Asburgo-Lorena a guida del Granducato di Toscana. Sotto il dominio dei Lorena, grazie ad una più oculata politica economica, eliminando le servitù feudali, causa di miseria dei popoli, si poté garantire un certo miglioramento delle condizioni di vita, almeno là dove era possibile. Con l’opera di Leopoldo II, Pitigliano vide rifiorire il proprio clima culturale, nonché il suo assetto urbanistico grazie agli interventi di risanamento, ristrutturazione e ampliamento voluti dal Granducato di Toscana. Erano ormai finiti i tempi delle guerre locali e così poteva ricominciare la vita tranquilla, di tutti i giorni, dedita all’agricoltura, che per molti secoli era stata alternata a quella più rischiosa del soldato. Nel plebiscito del 1860, Pitigliano aderì al Regno d’Italia, il resto è storia contemporanea.