LA MERIA

SOVANA

Il borgo di Sovana

Suana, l’antico nome della città etrusca, venne fondata da gruppi di agricoltori e pastori i cui insediamenti erano posti su varie alture lungo il medio corso del fiume Fiora (anticamente Armine). L’unione di questi nuclei dette vita alla città, posta su uno sperone tufaceo tra i torrenti Calesine e Folonia, dove ancora oggi è possibile trovare tracce e testimonianze di questa antica civiltà. In breve tempo Suana divenne il centro principale della zona circostante dove sorsero numerosi agglomerati di agricoltori, grazie anche alle numerose strade etrusche che la collegavano ai territori dei più grandi centri di Statonia, Saturnia, Chiusi e Cetonia. Fino al III sec. a.C. Suana fu alleata della potente Vulci e insieme a quest’ultima prese parte alle continue lotte degli Etruschi contro il tentativo di espansione territoriale dei Romani, finchè il console Caio Tiberio riuscì a conquistare queste terre, con la conseguenza che Vulci divenne “città senza diritto di voto”, e Sovana nell’ ordinamento romano divenne “Municipium”.

Nonostante l’influenza romana, non si verificarono cambiamenti significativi nella vita dei sovanesi, tanto che Sovana divenne una delle città più fiorenti della zona grazie all’allargamento degli orizzonti commerciali ed alla prosperità agricola ed allo sviluppo dell’artigianato locale (ancora oggi una delle attività più fiorenti del centro toscano), ed anche la scrittura rimase quella etrusca fino al I sec. a.C. come testimoniano le numerose tombe etrusche della zona. Dal IV sec. in poi, il cristianesimo si diffuse in città anche grazie all’opera di evangelizzazione operata da S. Mamiliano (suo patrono), e dal V sec. divenne sede vescovile. Nonostante le invasioni barbariche che si susseguirono nel tempo, Sovana riuscì a mantenere pressochè intatti i propri ordinamenti municipali e via via, divenne sempre più importante. Dal IX sec. la famiglia degli Aldobrandeschi iniziò a costituire un vasto dominio in Maremma e una volta fissata a Sovana la loro sede, quest’ultima conobbe il massimo splendore anche grazie alla grande figura di Papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando da Soana.

Dopo la morte del Pontefice, gli avvenimenti politici che susseguirono furono molti ed anche Sovana ne fu coinvolta, soprattutto per quanto concerne le continue lotte fra Papato e l’Imperatore. Nel 1243 dopo oltre due anni di assedio da parte di Federico II, Guglielmo Aldobrandeschi, fu costretto a riconoscere e ad accettare un presidio imperiale in Sovana oltre che in altri centri della contea.Da lì a poco Sovana cominciò a subire un lento ma continuo declino e dopo la morte di Margherita, il ramo della famiglia Aldobrandeschi si esaurì ed a questi subentrò la famiglia dei Conti Orsini. Questi cercarono di riportare Sovana al suo antico splendore, ma quando i Senesi conquistarono la città e saccheggiarono anche gli edifici sacri (la campana del Duomo fu portata come trofeo a Siena e collocata sul campanile della Cattedrale, dove si trova ancora oggi ed è chiamata dai Senesi “Sovana”), il destino che la attendeva era di abbandono e miseria.

Per diversi anni gli Orsini tentarono in tutti i modi di riconquistare Sovana, ma tutti i tentativi si rivelarono presto o tardi vani. La stessa Siena tentò di risollevare Sovana dalla decadenza in cui era ridotta, ma proprio per via delle continue guerre, questo intento fallì. I sovanesi chiesero ed ottennero addirittura dal Papa Alessandro VI di trasferire i monaci dell’Abbazia di Montecalvello (nei pressi dell’ attuale Elmo), all’interno delle proprie mura per tentare di migliorare le proprie condizioni economiche e sociali, ma gli effetti positivi di questa iniziativa durarono fino a quando il Papa Innocenzo X, con una bolla, abolì la comunità monastica. Quando nel 1555 la Repubblica di Siena, cadde in mano della famiglia fiorentina dei Medici, Cosimo I chiese agli Orsini, che nel frattempo avevano riconquistato e risaccheggiato Sovana, la restituzione della città come terra Senese. Al rifiuto di Niccolò IV Orsini, iniziò un assedio a Sorano dove era solito rifugiarsi il Conte. A questo punto intervenne lo Stato Pontificio che costrinse il Conte di Pitigliano a consegnare Sovana a Cosimo dei Medici e questi cominciarono a risollevare Sovana favorendone il ripopolamento grazie a privilegi fiscali e donazioni di case e terre.

Ma a seguito di una epidemia di malaria la cittadina si spopolò quasi completamente, ed anche i vescovi erano stati costretti ad abbandonare la città e nel 1660 il vescovo Gerolamo Borghesi, trasferì la sede episcopale da Sovana a Pitigliano. Infine con Pietro Leopoldo di Lorena venne disciolta la comunità di Sovana, entrando a far parte del Comune di Sorano, dove rimase definitivamente dal 1814 fino ad oggi. Da allora solo gli scavi, con il conseguente ritrovamento di una e vera e propria “necropoli” con tombe e resti della civiltà etrusca, contribuirono a togliere il paese dall’oblio nel quale era caduto, tanto che fu soprannominata “Città di Geremia ” per l’immagine di città desolata che si presentava al visitatore proprio come al profeta.